Come diventa invenzione l’idea creativa
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La creatività è solo un potenziale, è un’idea che potrebbe concretizzarsi in un vero e proprio prodotto o processo. Ma diventa innovazione con “risorse e competenze”, quando cioè si traduce in “utilità” per il prossimo e trova spazio in un dato mercato di riferimento.
Un’idea non è un’invenzione e l’inventore non è da solo all’interno di questo processo creativo.
- É da considerarsi inventore non solo il singolo individuo che ha avuto un’intuizione creativa ma anche l’utilizzatore finale, che mai come in questo periodo storico si fa co-produttore di progresso.
- A prescindere dal settore di riferimento (scientifico, tecnologico, automobilistico, cosmetico e via discorrendo) un inventore è colui che gode di una buona padronanza degli strumenti e dei processi produttivi fondamentali del settore in cui opera ( e non solo). Colui che dimostra di essere versatile e incline a fecondazioni con altri settori, in grado così di ampliare il raggio di interpretazione e di approccio al tema. Gli inventori sono soggetti curiosi e pronti a mettere in discussione le basi concettuali del proprio pensiero. Non ragionano per strutture immobili e sono sempre alla ricerca di soluzioni globali ampie. Di norma hanno una buona attitudine al commercio, una vocazione imprenditoriale tale da rendere il frutto del proprio ingegno un prodotto.
- L’utilizzatore finale si fa co-innovatore, quando, anche per effetto di una buona conoscenza del settore in questione, apporta modifiche e migliorie anche per risolvere un problema collettivamente inteso, attraverso aspetti che l’inventore magari non aveva considerato. Non solo rappresenta una buona risposta sul mercato per l’invenzione perché dà certezza circa la sua utilità ma ridà nuova linfa e un successo più duraturo perché costruito su esigenze comunicate dallo stesso destinatario.
Le innovazioni ideate dagli utilizzatori possono anche far nascere nuovi settori, nuovi prodotti.
É accaduto per gli Snowboard.
Frutto di appassionati alla ricerca di nuovi stimoli e di nuovi modi per “sfrecciare sulla neve”.
Siamo negli anni ’60 quando Tom Sims realizza il suo primo skyboard in legno. Assieme a Bob Weber poi, progetta le prime vere tavole grazie alla nascita della loro società. Il 1965 fu la volta di Sherman Poppen che nell’intento di creare un giocattolo originale per la figlia unisce due sci e lo chiama “snurfer“.
Jake Burton Carpenter non si fa sfuggire l’occasione e inizia a produrre, solo dopo alcune migliorie, le suddette tavole e mette su un’azienda che diventa leader nel settore.
Negli anni ’70 gli snowboard si perfezionano, e sul finire degli anni ’90 diventa addirittura sport olimpico (Giappone 1998). Oggi si contano più di 6 milioni di appassionati. Il bisogno di spingersi oltre ha mosso l’ingegno di semplici utilizzatori che sono diventati produttori, e l’idea è diventata prodotto.
Ciò che segna il passaggio definitivo da una semplice idea creativa all’invenzione è (anche) il potenziale di ricerca e sviluppo nel quale si decide di investire.
- Per fare impresa oggi (come ieri) la base risiede nella capacità di dotarsi di un team dedito alla ricerca e allo sviluppo. La ricerca (di base e applicata) è dunque la condizione essenziale. Non basta prendere nota del cambiamento tecnico-scientifico ma è opportuno considerare la sua utilità, la sua possibile applicazione sul mercato e la reale predisposizione alla realizzazione di un bisogno. Alcune aziende, quelle più grandi e importanti si doteranno di un reparto di R&S quelle di dimensioni più piccole punteranno ad acquisire fonti esterne di informazione scientifica e di facile applicabilità (enti pubblici e università per primi).
Innovazione senza la dedizione, lo studio, il collegamento con i competitor, con i clienti non è nulla. E’ un mix di fattori che non possono esser sottostimati.
Spesso è i legislatore che si fa carico di promuovere opportunità di investimento nell’innovazione delle PMI del suo territorio; sulla spinta di politiche internazionali e comunitarie, infatti il governo mette a disposizione fondi ed esperti per accompagnare le imprese in questo passaggio dal vecchio al nuovo. Anche in situazioni di stagnazione economica tenta disperatamente di non mettere da parte l’importante (se non vitale) apporto della comunità scientifica al progresso di una Nazione.
Università, parchi scientifici e tecnologici, spin-off accademici, incubatori di start up, il pubblico e gli investitori privati si fanno carico di queste esigenze e portano sul mercato (anche internazionale) quegli inventori e quelle invenzioni che contribuiscono a tenere alto il nome dell’Italia nel Mondo.
[Abstract from Schilling, Izzo, Gestione dell’Innovazione, McGraw-Hill, 2013]
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